Nel mondo dell’assistenza ai minori con disabilità, l’innovazione e la personalizzazione dei servizi rappresentano la chiave per una vita più ricca e indipendente. Sitterabile, la nostra azienda specializzata nella mediazione tra famiglie, professionisti e babysitter per bambini con disabilità, si avvicina a realtà associative di spicco nel settore per condividere e ispirare con pratiche innovative. Tra queste, spicca l’Associazione Riga City Child and Disability Care, guidata dal presidente Māris Grāvis, la quale si impegna nell’erogazione di servizi sociali per persone con disabilità intellettive, accompagnandole dalla riabilitazione infantile fino all’età adulta verso una vita soddisfacente.
Suelen, fondatrice di Sitterabile, ci introduce all’importanza di dialogare con realtà come quella di Māris per comprendere al meglio come affrontare le sfide quotidiane che le famiglie e i loro bambini con disabilità incontrano. L’associazione di Māris è un esempio fantastico di come, attraverso servizi dedicati e un approccio personalizzato, sia possibile fare una differenza significativa nella vita di queste persone.
Suelen: Come è nata l’idea di questa associazione?
Māris: Tutto è iniziato 30 anni fa, quando tre madri cercavano una soluzione ai loro problemi. Si trovavano di fronte alla prospettiva di non sapere come gestire il futuro dei loro figli con gravi disabilità mentali dopo la scuola. Così, nacque l’idea di creare un centro diurno, un luogo dove i giovani potessero trascorrere il tempo sotto supervisione, permettendo ai genitori di lavorare. Nel 1994, abbiamo inaugurato il primo centro diurno in Lettonia per persone con disabilità intellettive.
Suelen: Quali attività vengono proposte ai partecipanti?
Māris: Inizialmente, era un esperimento. Un giorno decidemmo di provare con un gruppo di teatro, il giorno dopo con la musica. L’obiettivo era scoprire quali attività piacessero di più e, giorno dopo giorno, abbiamo compreso l’importanza di una routine quotidiana per la salute mentale di tutti. Ora, le nostre giornate sono ben organizzate, iniziano con attività routinarie come laboratori di riciclo della carta e si concludono con opzioni più ricreative come il cinema o la musica.
Suelen: Che tipo di staff è necessario in un’organizzazione come la tua?
Māris: Ogni servizio sociale è pianificato da un assistente sociale, supportato da riabilitatori e assistenti sociali, a seconda delle esigenze dei partecipanti. Abbiamo anche insegnanti per attività specifiche e terapisti per esigenze particolari. Ma ciò che realmente fa la differenza è la passione e l’impegno di ciascuno nel nostro team.
Suelen: Qual è la situazione attuale nelle scuole per bambini con disabilità?
Māris: Trent’anni fa, questi bambini frequentavano solo scuole speciali. Oggi, la situazione è cambiata: abbiamo programmi speciali in scuole regolari con assistenti dedicati. La nostra legge prevede che ogni bambino abbia la possibilità di frequentare una classe regolare, purché la scuola possa organizzare un’assistenza adeguata. Questo è ancora oggi la nostra più grande sfida.
Suelen: Come viene finanziata l’associazione?
Māris: In Lettonia, il servizio basato sulla comunità per le persone con disabilità intellettive è finanziato dal comune, e i servizi sono gratuiti per i partecipanti. La maggior parte del nostro budget proviene quindi dal finanziamento comunale, con una piccola parte dallo stato.
Suelen: Ho notato che in un altro centro c’era un partecipante che si occupava del giardino e faceva tutte le pulizie. Tutti svolgono gli stessi compiti o si alternano durante la settimana?
Māris: Abbiamo compiti quotidiani e assegniamo a ciascuno quello che deve fare. Ad esempio, ci sono il lavoro in cucina e quello nel giardino. Poi ci sono gli “workshop della felicità”, dove si svolgono delle attività artistiche o di artigianato. Ogni giorno ci sono due possibilità: se ti piace un lavoro in particolare, puoi dedicarti a quello. Per esempio, se ami lavorare in giardino, puoi farlo per tutta l’estate e l’autunno senza doverti occupare di altri compiti. Ma se non ti piace nulla, ti verranno assegnati dei compiti che cambiano in base al gruppo a cui sei stato inserito in quella determinata giornata. In ogni centro, appunto, ci organizziamo in gruppi di persone che partecipano e fanno tutte le attività,imparando tutto ciò che è necessario per la vita reale così come lavare i piatti, aiutare in cucina, pulire le stanze e così via.
Ad esempio, qui da noi, Martin, un ragazzo, è addetto alle pulizie. Ha iniziato come membro del gruppo, gli piaceva pulire e lo faceva così bene che abbiamo capito che poteva essere assunto, diventando parte del nostro staff. Non abbiamo bisogno di altro personale pagato per le pulizie. Può decidere di partecipare come tutti gli altri alle varie attività, ma nel suo compito principale riceve uno stipendio per qualcosa di concreto. Un altro esempio simile è il nostro staff che cucina il pranzo e lo consegna per essere servito nella mensa di un’azienda esterna. Loro erano dei semplici partecipanti, poi abbiamo notato che li piaceva cucinare e che erano anche bravi. Così li abbiamo proposto di diventare parte dello staff. Oggi lavorano solo in cucina e sono stipendiati.
Suelen: Ci sono esperienze di trasformazione significative al centro che potrebbe condividere, dove individui sono passati da una vita di dipendenza a una di indipendenza?
Māris: Sì, Ricordo un episodio in Lettonia, dove un grande istituto isolato ospitava persone con disabilità intellettive. Un giorno, il governo ha deciso di chiuderlo, permettendo ai residenti di trasferirsi a Riga. Noi allora, abbiamo offrito a loro la possibilità di aderire ai nostri programmi per iniziare un percorso verso l’autonomia.
Tra loro, c’era una giovane donna che aveva trascorso tutto il suo tempo in isolamento, senza comunicare o mostrare interesse per qualsiasi attività. Si limitava a dormire o rimanere seduta, senza alcuna aspettativa di cambiamento. Nonostante le sue resistenze iniziali, si è unita alla nostra comunità residenziale. Sorprendentemente, dopo solo quattro mesi con noi, la ragazza ha iniziato a fare la spesa da sola. Entro un anno e mezzo, mostrò interesse per i trasporti pubblici, e con il nostro supporto, imparò a utilizzarli autonomamente.
Il suo percorso di crescita ha continuato con la partecipazione attiva a un laboratorio e, successivamente, con l’ingresso in un gruppo sportivo. La sua eccellenza nel laboratorio le ha aperto le porte a un’opportunità lavorativa nella nostra impresa sociale. Col tempo, ha anche trovato da sola una chiesa da frequentare regolarmente, entrando a far parte attiva della comunità. Attraverso questa rete, ha ottenuto una posizione volontaria presso la Biblioteca Biblica Nazionale, e in seguito, un impiego nel bar della biblioteca.
Dalla condizione di isolamento iniziale, questa ragazza è diventata completamente autonoma, arrivando a vivere da sola in un appartamento con assistenza limitata a poche ore alla settimana. Questo cambio radicale dimostra che, offrendo opportunità adeguate, le persone possono superare le proprie limitazioni.
Quando abbiamo iniziato, l’unico modello esistente era quello delle grandi istituzioni, senza prospettive di miglioramento. Oggi, grazie all’introduzione di case famiglia e appartamenti condivisi, abbiamo reso possibile per molti vivere in autonomia. Negli ultimi anni, abbiamo persino iniziato a offrire appartamenti normali in affitto, consentendo una vita indipendente più integrata nella società. Il nostro programma consente ora alle persone di richiedere e ottenere appartamenti comunali, un cambiamento impensabile solo vent’anni fa, quando l’idea che settanta persone potessero vivere da sole a Riga sarebbe sembrata un’utopia.
Suelen: Infine, Māris, hai un messaggio o un consiglio per chi vuole creare un’associazione simile?
Māris: Il mio consiglio è semplice: “Just do it”. Molte persone pensano troppo o hanno paura, ma non si è mai soli. Come le tre madri fondatrici della nostra associazione, scoprirai che c’è sempre qualcuno che condivide la tua causa e che il sostegno arriva quando ti impegni per realizzare qualcosa di significativo.